O. Profeta "Odia il prossimo tuo" CAP. IX

CAP. IX

Nel tramonto che annunzia settembre, un vecchio dalla barba crespa va lentamente oltre le cave della strada che scende a precipizio da Caltanissetta al fiume Salso: si ferma; alza il bastone sulla spalla; guarda un po' in giro: poi si calca il cappello sugli occhi e riprende a camminare.
In fondo alla valle geme un carro che addenta la salita, carico di fieno; pare una macchia gialla con un punto nero in mezzo: e questo è il conducente che dorme, con le redini sotto la testa.
Il cigolio gli serve per scivolare nel sonno, pensa il vecchio, che si è appoggiato a un palo telegrafico, pieno di misteriose vibrazioni...

Quella strada avrebbero potuto svilupparla meglio a serpentina: ma, allora, non sarebbe stata più utile all'impresario o al barone...
Quest'uomo che va così cogliendo motivi di meditazione è il nuovo Provveditore agli Studi, per la provincia di Caltanissetta: si chiama Ricobelli, ed è nato a Vestone, in Lombardia, tra Bezzecca e il fiume Chiese, a qualche chilometro dall'Ossario di Montesuello. Naturalmente, è garibaldino. Ha gli occhi azzurri come l'acqua del lago d'Idro, quando vi batte il sole.
Da qualche giorno l'hanno mandato qui, perchè conosce la Sicilia e l'ha voluta rivedere, prima di morire, a settant'anni.
Ma ora si sente solo e pensa alla sua casa. sul Degnone: pensa agli abeti, alla neve dei suoi monti, ai camosci inseguiti fino a ieri, si può dire.
E' un forestiero, dicono i contadini che lo incontrano; e pungono inutilmente l'asino che li porta dalla masseria lontana, nel giornaliero viaggio in cui sciupano il meglio del lavoro.

Passano tre donne scalze, a testa eretta sotto peso di un sacco: tre di quelle che vivono a rompere stoppie e rubacchiare, perchè non hanno, come si dice, l'uomo in casa.
La più giovane, larga di spalle, pare un idolo di mattone, e nei suoi occhi lampeggia il de- siderio e il terrore del maschio. Presto o tardi, pensa Ricobelli, vincerà il “campiere”...

Poi, una notte, ecco due uomini davanti alla sua porta; e il giorno dopo, un colpo di fucile da un folto di vétrici, un morto che taglia il filo d'acqua d'un torrente sbavato, un cavallo al galoppo tra le dune del féudo; e finalmente i giornatàri, i pastori, i famuli e i curàtoli della masseria riuniti all'improvviso, col pretesto che il campiere vuol conteggiare i diritti di santa Bàrbara...
...Antiparte, semenza, dritto di sfrido, dritto di messa, guardia e galletto!
L'àlibi è fatto: e i contadini avranno i “soccorsi”, se vogliono mangiare: mezza salma di «solame», ch'è spazzatura d'aia, per dieci tumoli di farro. Coraggio!
Le guardie forestali, girano al largo e non vedono.
A pensar queste cose, il nostro vecchio si accigliava: e chi lo incontrava così, lo credeva sul punto di smarrirsi.
Infatti, era turbato: perchè in fondo alla sua visione, c'era il raccoglimento dello studioso e del giusto.

Già da San Michele veniva il suono d'una campana e la città cominciava a illuminarsi.
I passeri si affrettavano ai loro nidi.

Ricobelli pensò alla sua stanzetta d'albergo, così conveniente con quell'aria dimessa, il ta- volino modesto, il canterano con la bottiglia dell'acqua e il bicchiere capovolto sul piatto.

E allora fece dietro front e avanzò il passo.
Forse, aveva anche appetito.

                                                              *

Agata non esce più dalla sua stanza, tranne qualche momento la mattina e al pomeriggio, per stare un poco nell'orto, sotto la pergola.

Pallida, smagrita, con gli occhi d'ombra, trasparente come il cielo che ricama i rampicanti, fa pensare alla Vergine di cera che i poveri tengono sui canterani, sotto la campana di cristallo; così affusolata ha la mano, così bianche le dita, che si inarcano in mezzo al verde (quando le muove a cogliere il gelsomino sbocciato nella notte), che pare voglia tenersi alle foglie, perchè il corpo non le fugga e si dissolva nell'azzurro.
- Non resisto più, mamma, - dice alla povera signora Assunta che vuol farle coraggio. - Qui dentro ho come un fuoco che brucia: mi pare di impazzire... Non piango... sono mortal
Poi si lascia andar sulla sedia, come stroncata.
Teresa, la sola che tra tutti è una forza ancora intatta, erompe allora, e le dice che non bisogna fare così, perchè non c'è nulla da guadagnarci: egli, il signor pretore, pensa, a quest'ora che tu gli abbia a scrivere umiliandoti, pregando, supplicando. E' come tutti gli uomini, te lo dico io! Vigliacco e disonesto. Vale proprio la pena di piangere, per lui! Io, lo strozzerei, altro che piangere!
Finalmente, un giorno, scrissero al sindaco di Lanuséi: che doveva esserci là un giovane pretore così e così, il quale si era fidanzato in questo modo e in questa maniera e non dava più notizie: tanto che la fanciulla smaniava da far temere una disgrazia. Lo pregassero, almeno di farsi vivo con un rigo.
Don Marcò sigillò e impostò personalmente la lettera, anzi la spedì raccomandata e chiuse a chiave la ricevuta.
Decisero, anche, di fare la novena alla Madonna delle Grazie: e cominciarono la stessa sera per giungere in tempo all'otto di settembre, festa della Bambina.
A proposito della quale, la tradizione erbiténse narra di un divoto paesano che, andando pellegrino alla Vergine di Trapani e incontrato un monaco, n'ebbe in premio una Madonna dipinta sopra una pietra: la portasse al paese e badasse alla mula su cui l'aveva caricata. Ed ecco, all'ingresso del paese, la mula cadde e morì. Dentro la barda, in mezzo alla paglia, il pellegrino trovò un mucchio d'oro: e allora capì che la Gran Signora voleva una chiesa proprio là, dove era caduta la mula. E gliela fece costruire subito: con la cantoria d'un metro, l'organo a cinque ottave, campana quanto un sonaglio, e la canonica da cui si vedeva mezza Sicilia.
Ora, la Vergine è felice sopra l'altare: guarda il tempo, sorride e allatta il suo Bambino, il quale, intanto, gioca coi suoi piedini d'angelo. Si dice, è di Pietro Novelli, il divino Monrealese del Seicento.
Padre Allegra, povero cieco, ci viene volentieri alla novena; e dice ad Agata, che si è con- fessata:
- Vedi, figlia di Dio? Madonne ce n'è tante: nelle cappelle, nei conventi, nelle badie, sui canterani, nelle alcove e perfino dipinte sulla roccia, come quella del Mancuso. Ma questa è un'altra cosa: questa è come tutte le altre insieme; perchè le ha tutte nel cuore, e a ciascuna insegna una strada di pietà. Perciò tu devi pregarla con forza: come se fonte disseccata: e questo spaventava la famiglial
- O Vergine Santa! Salvatela!

Il padre, anch'egli inginocchiato, dietro alle tre donne, ogni tanto alzava gli occhi alla finestra aperta sull'altare, e sospirava.

Le stelle avevano il viso dell'infanzia.
Le contadine, già in ordine, con le vesti a fiori verdi e le mantelle tirate sopra gli occhi, scorrevano il rosario, dietro l'antifona dell'anziana: «Nome del Padre, Figlio, e Spirito Santo ».

Così sia.
Io credo fermamente che c'è Dio...

Misericordia, Signore...
Perchè Vi amo sopra ogni cosa...

Tutta la navata si riempie d'un singhiozzo:
Agata piange, finalmente. Lodato e benedetto...
(il miracolo viene: lo annunzia il quinto mistero):
...a Gesuzzu lu pirdisti - cerca cerca e lu truvasti:
o Maria nostra Patruna accittàti 'sta curuna…

Pater, Ave, Gloria Patri...
Silenzio: il vicario è davanti all'altare: si fa il segno della croce, apre il Tabernacolo, intona il tantumergo, leva il calice in alto.

Te laudamus, Domine!

...La chiesa ammutolisce.
...Frusciar di sottane, passi lievi: poi, buio.
Fuori, settembre odora di elegia.