Galloitalico aidonese: storia, caratteri e regole per la trascrizione testuale

    se vuoi ascoltare l'aidonese 

    Darrira Santa Maria - di Francesco Consoli letto da Laura Randazzo e Franca Ciantia

    P'cca  -  di Francesco Consoli letto da Lorenzo Pellegrino

    Cunsigghj' a na carusa maira-  di Vincenzo Cordova  letto da Laura Randazzo

    Guida di Morgantina in dialetto galloitalico aidonese voce di Laura Randazzo

    Breve nota storico-descrittiva

    Il dialetto parlato in Aidone, unitamente a quello di Nicosia, Piazza Armerina, San Fratello e Sperlinga, viene denominato dai linguisti galloitalico. Questi  dialetti, soprattutto nella fase più antica, si differenziavano dal siciliano per caratteristiche fonetiche, morfologiche e lessicali.

    La loro origine va ricercata ai tempi della dominazione normanna e sveva della Sicilia,  dall'XI al XIII sec., quando  fu favorita l’immigrazione dei coloni provenienti dall’Italia settentrionale per ricostruire e ripopolare  paesi e contrade sconvolte dalle guerre. Vi si insediarono con la loro cultura e la lingua che in alcune contrade, come le nostre , divenne predominante. Le aree di provenienza erano  soprattutto Lombardia, Piemonte, l’antica Gallia Cisalpina, da qui la definizione di galloitalico e la relativa somiglianza con il francese che salta anche  all’orecchio  del profano.
    In Aidone, la posizione un po' isolata, nonchè la vicinanza con la galloitalica Piazza Armerina, hanno favorito la  conservazione del dialetto per molti secoli, poi l’esigenza di comunicare ed effettuare scambi ha favorito il suo avvicinamento al siciliano. La forma vernacolare, conservata nei documenti scritti (soprattutto composizioni poetiche dell’inizio del Novecento) e nell’uso attuale di pochi parlanti, aveva già subìto l’impoverimento morfologico e lessicale a favore del siciliano e mantenuto più a lungo gli esiti fonetici. All’inizio del secolo (1902), A.Ranfaldi scriveva in un sonetto:  “A ddinga ch’ogn giurn us a v’rsùra,  Nan eia com a cudda  c’tatìna ”  (la lingua che ogni giorno uso in campagna, non è come quella cittadina), testimoniando di fatto  una situazione di bilinguisno che ancora perdura:  il vernacolo parlato in ambienti familiari  e rurali e il  “siciliano” riservato alla piazza e ai forestieri.
    Tale condizione oggi appartiene a pochi parlanti, il resto della popolazione parla solo la forma sicilianizzata che dell’antico galloitalico mantiene il più vistoso esito fonetico: la caduta delle vocali finali e lo scempiamento di <e> in posizione atona. Ma noi sentiamo qui il bisogno di parlare dell'antica parlata galloitalica che dopo anni di abbandono ed indifferenza ricomincia a stare a cuore ai paesani che vi vedono un segno importante della loro identità culturale.
    Oltre ad Aidone sono in provincia di Enna i principali centri galloitalici: Nicosia, Sperlinga, Piazza Armerina e poi in provincia di Messina: San Fratello, Acquedolci, San Piero Patti, Montalbano Elicona, Novara di Sicilia, Fondachelli-Fantina.

    Diffusione

    All'interno del pur ricco e variegato panorama dei dialetti siciliani si distinguono per caratteristiche prevalentemente fonetiche, ma anche morfologiche e lessicali, un gruppo di dialetti che gli studiosi hanno definito isole alloglotte o allogene, per differenziarli in maniera netta dalla grande famiglia dei dialetti meridionali a cui appartengono  le parlate siciliane.
    La denominazione "galloitalico" ce ne  precisa l'area di appartenenza, la stessa della maggioranza dei dialetti settentrionali. La presenza di parlate settentrionali nel cuore della Sicilia si spiega con la deduzione di coloni provenienti dal Nord Italia, Piemonte, Lombardia, Emilia, da parte dei Normanni conquistatori della Sicilia, a partire dall'XI secolo (l'arrivo di coloni è testimoniato ancora nel 1237, in un diploma di quell'anno riportato dal Falzello - P.L.Vasi, Archivio storico siciliano, vol.VI. Vi si legge che Federico II, concesse di recarsi in Sicilia a delle moltitudini di Emiliani colpiti dalle inondazioni).
    E' di obbligo completare la definizione in  "galloitalici di Sicilia", perché  il galloitalico originario qui ha subito processi di confronto, cedimento, adeguamento o simbiosi con il siciliano prevalente,  dando vita a dialetti che  si distinguono dal resto dei siciliani per una diversa articolazione fonetica, in alcuni casi morfologica, ma che ha perso, forse molto presto, buona  parte del patrimonio lessicale. L'articolazione fonetica invece è ancora oggi tanto marcata che  il galloitalico parla anche l'italiano in modo notevolmente diverso dal resto dei siciliani e da sempre si sente ripetere "Da come parli non sembri un siciliano...".

    I centri dove il gallo-italico è parlato, o dove è possibile ancora identificarne le tracce nella fonetica e nel lessico, sono distribuite nell’entroterra delle province di Messina, Siracusa e Catania e soprattutto nella provincia interna per eccellenza, Enna; come si può vedere tutti i centri sono posizionati in quella zona che separava gli arabi della costa orientale dagli altri del centro e della costa occidentale.
    Abbiamo così:

     in provincia di Messina: San Fratello, Acquedolci, San Piero Patti, Montalbano Elicona, Novara di Sicilia, Fondachelli-Fantina;

     in provincia di Enna: Nicosia, Sperlinga, Piazza Armerina e Aidone;

    Rilevanti tracce galloitaliche si trovano anche nelle parlate, di:

    Roccella Valdemone, S. Domenica Vittoria, Francavilla in provincia di Messina;

    in provincia di Catania: Randazzo, Bronte e Maletto sul versante nordoccidentale dell’Etna; Caltagirone, Mirabella Imbàccari e, in misura minore, S.Michele di Ganzaria,a sud;

    in provincia di Siracusa: Ferla, Buccheri, Càssaro

    Valguarnera Caropepe, in provincia di Enna;

    Corleone, in provincia di Palermo.

    Ancora nel Sud colonie galloitaliche  si trovano anche in Basilicata dove  il galloitalico è parlato in due distinte aree linguistiche, entrambe in provincia di Potenza: la prima comprende i comuni di Picerno, Tito; la seconda  i centri di Trecchina, Rivello, Nèmoli e San Costantino.

    In un documento sottoscritto, il 29 gennaio 2000, dalle Amministrazioni Comunali dei centri galloitalici di Sicilia, d'intesa con l'Università di Catania, la Società Italiana di Glottologia e il Centro Internazionale sul Plurilinguismo, per esprimere la propria protesta nei confronti della mancata inclusione delle   parlate galloitaliche della Sicilia, nella legge N. 482/99 , contenente norme in materia di tutela della minoranze linguistiche storiche, si legge:
    -"che attualmente l’idioma galloitalico è adoperato da una popolazione che supera le 60.000 unità e che negli ultimi decenni la consapevolezza della identità linguistica delle Comunità in oggetto, da sempre manifestata nell’orgoglio per la propria parlata e per le proprie tradizioni, è diventata sempre più forte e ha dato luogo ad una fiorente produzione letteraria;
    – che le parlate galloitaliche della Sicilia, dal punto di vista storico conservano la fase antica delle parlate italiane settentrionali da cui hanno avuto origine e che per i rapporti di chiusura o di apertura nei confronti del siciliano dell’area circostante rappresentano un terreno fertile di osservazione per lo studio dei contatti interlinguistici;.....
    – che la specificità e l’alterità di tali parlate sono state riconosciute dagli studiosi italiani e stranieri di contatto linguistico, dai sociolinguisti e dai linguisti generali, ...."
    Il documento testimonia l'importanza del fenomeno da una parte, e, dall'altra, l'indifferenza degli organi preposti alla sua tutela che in Sicilia hanno ritenuto meritevole di tutela solo le parlate greco-albanesi, che pure contano un numero molto più piccolo di parlanti.
    Grazie all'Università di Catania e all'opera infaticabile di studiosi e appassionati  questo patrimonio si sta conservando o addirittura recuperando, ma è un'opera immane che si scontra contro il naturale evolversi della lingua che si adegua più alle esigenze contingenti che alle urgenze culturali.

    Conservazione e situazione attuale

    Rispetto a quest'ultima affermazione dobbiamo evidenziare il modo diverso in cui i parlanti dei vari centri si sono posti nei confronti del galloitalico:

    ad Aidone e a Piazza Armerina già alla fine dell'Ottocento si registrava la sua marginalizzazione all'uso in ambienti familiari e rurali; aidonesi e piazzesi percepivano il loro linguaggio come arcaico e incomprensibile agli estranei, ai forestieri che li definivano sprezzantemente "i francisi" o peggio ancora "i greci". La forma vernacolare, conservata nei documenti scritti (soprattutto composizioni poetiche dell’inizio del Novecento) e nell’uso attuale di pochi parlanti, aveva già subìto l’impoverimento morfologico e lessicale, a favore del siciliano, e mantenuto più a lungo gli esiti fonetici. All’inizio del secolo, nel 1902, A.Ranfaldi, un intellettuale aidonese,  scriveva in un sonetto: "A ddinga ch’ogn giurn us a v’rsùra,/ Nan eia com a cudda c’tatìna " (la lingua che ogni giorno uso in campagna, non è come quella cittadina), testimoniando di fatto una situazione di bilinguismo che ancora perdura: il vernacolo parlato in ambienti familiari e rurali e il "siciliano" riservato alla piazza e ai forestieri.  Oggi naturalmente la situazione si è sempre più deteriorata, i parlanti spontanei sono ormai rarissimi, buona parte della popolazione ne ha una competenza passiva;  è sempre più difficile trovare interlocutori validi per una ricerca sistematica, in ogni caso quello che viene fatto è un lavoro di scavo linguistico con tutti i rischi di manipolazione da parte di chi consapevolmente testimonia su qualcosa di estinto e sepolto da decenni.

    Diversa la situazione a Nicosia, Sperlinga, San Fratello e Novara di Sicilia e nelle   varie frazioni, dove, seppur con diversa sfumature, il galloitalico è sentito come elemento di identità cittadina,  parlato in tutti gli strati sociali, amato, coccolato e orgogliosamente sfoggiato.  Certamente su questo atteggiamento estremamente positivo ha giocato molto la relativa vicinanza tra di loro di questi centri  che ne ha fatto quasi un enclave in cui ciascuno riconosceva nel vicino un proprio simile rispetto al resto dei siciliani;  è nata dunque la  consapevolezza della lingua come elemento di  coesione ed identità da una parte e  di distanza e diversità dall'altra, che li ha spinti a proteggere e conservare piuttosto che ad aprirsi e a cedere. Il bilinguismo è presente anche in questi paesi, oggi più che con il siciliano con l'italiano, ma la "seconda lingua" è riservata ai forestieri, mentre tra paesani veri e   propri e paesani galloitalici si predilige la "lingua madre".

    Quali sono le peculiarità del galloitalico rispetto agli altri dialetti siciliani?

    Abbiamo detto che il fattore fondamentale di differenziazione è costituito dalla fonetica e da essa traiamo infatti gli esempi sotto riportati, che non vogliono essere esaurienti a tracciare un quadro della specificità di questi dialetti, ma a darcene un'idea complessiva.

    L’elemento che di primo acchito salta  all’orecchio è la presenza della mutola, di questa vocale indistinta, quasi muta, ma della quale percepisci lo spazio e  l'intensità. Fin dall’antichità gli scrittori di cose in dialetto,  l’hanno resa con un apostrofo, e quando era in fine di parola lasciavano lo spazio vuoto, i linguisti gli hanno preferito lo shwa  ed ora addirittura la < e >, creando in effetti un po' di confusione tra i non addetti ai lavori. La frequenza della mutola in fine di parola, che nell’aidonese diviene costanza, fa sembrare le parole tronche  e l’etimologia popolare  da sempre ne ha attribuito l’origine al francese. Gli esempi sono infiniti, basta leggere  i testi che qui presentiamo, la tabella di confronto e la traduzione della favola, la raccolta di proverbi aidonesi e piazzesi; questo è ancor più vero  nell'aidonese dove si può dire che non esista parola  che non presenti almeno almeno una mutola, altre invece ne presentano un numero tale da rendere la parola scritta quasi illeggibile, un esempio per tutti: ż'r'mingh' ,la cicatricola dell'uovo ( dal lat. germinem ).

    Un' altra caratteristica è costituita dal troncamento dell'infinito verbale che fa tanto "francese"  il galloitalico; la forma dell' infinito dei verbi è sempre e comunque tronca, si va dalle varianti dell'aidonese che ha mangè / mangèr' e poi part'r  e vinn'r , al piazzese mangè e part'r e al nicosiano e sperlinghese: ddurdiè, iarmè, r'spondö , fë (sporcare, apparecchiare, rispondere, fare)

    Un fenomeno molto importante che ha interessato tutti i dialetti galloitalici, come conseguenza della contiguità con il siciliano, in un perenne rapporto di amore odio, è quello dell'ipercorrettismo che si manifesta in due maniere opposte: come esagerato adeguamento alla lingua dominante o come difesa ad oltranza.

    - come ipersicilianismo, cioè come esagerato cedimento alla varietà egemone: 
    es.:  la -ll- intervocalica diventa come nel siciliano -dd- , quel suono particolare che i linguisti chiamano cacuminale, ma il processo di adeguamento va oltre cacuminalizzando tutte le  < l >, anche in  posizione iniziale, siano scempie o doppie: dai pochi testi che abbiamo avuto in esame, la tabella di confronto e la traduzione della favola, prendiamo gli esempi: oltre a bedd', beddu...abbiamo: dditt' (letto),ddusgerdula   (lucertola), ddumar' (accendere), ad Aidone; ddett', dd'sgerdula, ddumari, a Piazza Armerina; ddiettu e ddumè a Nicosia e Sperlinga. 

     - come ipergallicismo, cioè come esagerata accentuazione dei tratti propri: 
    a) nei dialetti di Nicosia e Sperlinga i nessi -mb- ed -nd-,  non solo vengono mantenuti nelle posizioni del latino-romanzo laddove il siciliano, ma anche l'aidonese ed il piazzese hanno -mm- ed -nn-, ma,  le doppie < -mm- ed -nn-> anche di origine diversa diventano -mb- ed -nd-. Così abbiamo: sambucu , andandu, r'spondö (sambuco, andando, rispondere) ma anche stombicu e cambarera (stomaco e cameriera).
    b)allo stesso modo nel dialetto di San Fratello la < a > per palatalizzazione diventa  < e > in tutte le posizioni toniche e non soltanto, come ci si aspetterebbe,  in prossimità di una consonante nasale.

    Esaminiamo ora alcuni  esiti particolari nel consonantismo:

    <c> o <cc> palatale (suono di cibo, ceci ), derivato dal latino < pl /cl > che in siciliano ha normalmente <chj> e in italiano < pi e chj >; es: ccov'r, ccioviri, cciou,  contro il  siciliano chjoviri l' italiano piovere; cciò, ciov', contro chiovu e chiodo, etc.

    < ż e żż > (suono sonoro di zero) dalla < g+ vocale palatale> sia in posizione iniziale che intervocalica: żenn'r', żimm' , friżż'r (genero, gobba, friggere; siciliano: iènniru, immu,friiri )

    < zz- > (suono sordo di  piazza, zio) da < c + vocale palatale>  zzinn'ra, zzipp' (cenere, ceppo contro il siciliano cinnira, ....)

    < sg > (suono più o meno come nel francese jamais, je) da < -c-  intervocalica seguita da vocale palatale < e ed  i > :  disgìa, crusg', stasgìa, brusgè (sic. diciva, cruci, staciva, bruciari);

    < ngh > cioè la velarizzazione della nasale in finale di parola singolare che termini per <-uno, -ino, ono, one, ano...>. Il fenomeno, appena percepibile nei dialetti di Nicosia e Sperlinga, è presente nella forma più arcaica nel piazzese: Mirringh' (Merlino), radungh' (raduno), e, in modo notevole, nell'aidonese arcaico : bardungh' (basto), patrungh' (padrone) z'r'mingh' (cicatricola), purringh' (verruca). L'abbandono di questi esiti per quelli tipici del siciliano sono la caratteristica che più differenzia le parlate arcaiche da quelle sicilianizzate

     

    Indicazioni per l’ortografia dei testi in dialetti gallo-italico

    (Tratto da: S. Trovato “Proposte per un’ortografia dei dialetti galloitalici della Sicilia”

    Atti del Convegno di studi su Dialeti galloitalici dal Nord al Sud. Realtà e prospettive.

    Piazza Armerina 7-10 aprile 1994)

    < ’ > l’apicetto con valore di vocale mutola atona va sempre usato, es.: t’stamìnt’, sp’rtusgé, dd’vé, fis’n, bùmmul’, r’gìna, fruv’sg’, bungh’…

    < chj > affricata postpalatale sorda, come in chjàcchj’ra, picchj’, p’cchjiusa, nchjappàit’…

    < dd > l’occlusiva cacuminale del siciliano come in: bedd’, cadd’, cudder’, cuddar’, ddana, ddazz’, ddusg’…

    < ẹ > nel piazzese la vocale anteriore semichiusa (è difficile usarla per l’aidonese dove richiama una <i> pronunciata molto aperta più che una <e> molto chiusa; gli stessi parlanti, che nel fare lo spelling la pronunciano <i>, distinguono cchjin’ e fingh’, con la <i> aperta, da mis’, missa, crisgia, con una <i> chiusa; non la riconoscerebbero trascritta con < ẹ >,per questo per l’aidonese io ho usato sempre una < i >)

    <gghj> affricata postpalatale sonora come in gghj’ (gli), gghjî (glieli) gghjû (glielo), famìgghja, figghj’ e figghja….

    < ngh> nasale velare, usata in fine parola e seguita sempre dalla mutola: bastungh’, bungh’, fingh’, vingh’…

    < ọ > nel piazzese la vocale posteriore semichiusa (è difficile usarla per l’aidonese dove richiama una <u> pronunciata molto aperta, più che una <o> molto chiusa. Se richiesti i parlanti la traducono con <u>, anche se distinguono cugn’ e fung’, con la <u> aperta da muria, punta, bungh’ con la <u> chiusa, per questo per l’aidonese io ho usato sempre una < u >)

    < r > vibrante rotata lene, come in rann’, f’rriara, nv’rnara, taliara….

    < rr > vibrante rotata forte, come in rrapp’ , rracina, rrast’, carriara…

    < sc+ e, i,> < sci+a,o,u > fricativa mediopalatale sorda forte, come in: sciocca, scecch’, pisc’, sciaurara, sciurè…

    < sg+ e, i, ‘> < sgi+ a,o,u > fricativa mediopalatale sonora, come in: crusg’, basgiungh’, basgèr’, vusg’…

    < ż > affricata dentale sonora come in : żżàira, ż’r’mìngh’, żżamara, in contrapposizione a zzira, zz’vèr’, zzern’r’, zzappùngh’

    < - > il trattino di unione è indispensabile per indicare che nell’incontro fra due o più parole si sono verificati fenomeni di adeguamento sintattico del tipo:

    n-brazz (piazz.: un braccio, aid. in braccio ), m-pasg’ (in pace), m-pzzingh’ (piazzese: un bigliettino), m-putrina (in seno)

    a-d-a (l’a-d-a p’rdunè), d-â, a-d-â (ai, agli alle), d-ô / a-d-ô (al, allo);

    gghj’à-d-a (gli deve, ci ha da), s’à-d-a (si deve, si ha da); d) a-d-accuscì e d-accuscì ; N.B. la < -d-> ha valore eufonico e nell’aidonese più recente si indebolisce in < r > : < s’ av-d-a fer’ > < s’av’-a-r-a fer’ >, si doveva fare, < s’ à-d-a fer’ e s’à-r-a fer> ,si deve fare.

    l’accento tonico va segnato:

    sulle parole tronche, sdrucciole e bisdrucciole e mai sulle piane;

    sulle parole in cui vi siano due o più segni vocalici a contatto, in qualsiasi posizione purché su uno di essi cada l’accento tonico;

    segnare sempre l’accento grave su: < è > ed < à > verbo per distinguerle dalle preposizioni.

    < ^ > l’accento circonflesso serve per indicare la contrazione di vocali

    nelle preposizioni articolate: es. â, alla; dâ , dalla; nâ nella; ê ai, agli, alle; ô, al; û dû per del dello…..

    e nelle forme: nôn, non lo; nên non le; ggh’ ê fer’ glieli devi fare, gghê c’è.

    Brevi note bibliografiche

    A.I.S - Sprach und sachatlas Italiens und der Sudscweiz di jaberg e jud – Inchiesta condotta in Sicilia da Gherard Rohlfs 1924

    A.L.I. - Atlante Linguistico Italiano, Inchiesta svolta in Aidone da Giovanni Tropea 1962

    Bindelli B.: Saggio sui dialetti gallotalici. Milano 1853

    C.D.I. – Carta dei Dialetti Italiani – Inchiesta svolta da G. Troppa in Aidone

    Castrogiovanni Sigismundo “a passiön”- la passione di nostro signore - in dialetto galloitalico nicosiano, Il Lunario, 2004

    Castrogiovanni Sigismundo –Le favole in dialetto galloitalico di Nicosia - Eredità immateriali dei centri ennesi - La memoria ritrovata IV- a cura di Salvatore Lo Pinzino - Il Lunario – 2006

    De Gregorio G. : Ancora sulle cosiddette Colonie lombarde – Replica a Luigi Vasi, in Archivio Storico Siciliano – XXV 1900

    De Gregorio G. : Etimologia dei toponimi: Sperlinga, Nicosia, Aidone, in Studi Glottologici Italiani. V –1910

    De Gregorio G. : Sulla varia origine dei daialetti gallo-italici di Sicilia, con osservazione sui pedemontani e gli emiliani- in Archivio Storico Siciliano – XXII 1897

    De Gregorio G. : Ultima parola sulla varia origine del Sanfratellano, Nicosiano e Piazzese – in Romania XVIII 1899

    De Gregorio G.: Fonetica dei daletti galloitalici in Sicilia

    Di Pietro Benedetto: Â taburnira (All’imbrunire) – Poesie nel dialetto galloitalico di San Fratello

    Di Pietro Benedetto: faräbuli – 42 favole di jean de la fontaine scelte e riscritte nel dialetto galloitalico di San Fratello

    Di Pietro Benedetto: I primi canti lombardi di San Fratello, montedit 2007

    Eredità immateriali dei centri ennesi – Dalle Etnofotografie di Gherard Rohlfs alle favole in dialetto galloitalico di Nicosia – giornate europee del patrimonio 25/26 set. 2005 – La memoria ritrovata II a cura di Salvatore Lo Pinzino - Il Lunario

    Fonti Gioacchino: “Parra Ciazza – Poesie in vernacolo piazzese” ed. if

    Fonti Gioacchino: U sbrims Paisangh – poesie e prose in idioma gallo-italico” ed. Orizzonti 1991

    Fonti Gioacchino: Vocabolario. Gallo-italico = Italiano – Idioma parlato in Piazza Armerina ed. Lalli 1990

    Gangitano Grazia: “Poesie – Scusei se me mbisco” Mistretta 1984

    IV- V – VI – VII Rassegna di poesia in dialetto galloitalico a cura di Simone Guglielmo e Antonio Bonomo – Archeoclub di Sperlinga . 2002-2003-2004-2005

    Leone A.: Di alcune caratteristiche dell’italiano di Sicilia, in “Lingua Nostra”, XX 1959

    Leone A.: L’italiano regionale in Sicilia, Bologna 1982, Il Mulino

    Lo Pinzino Salvatore: “Sperlinga – canti religiosi popolari, canti dell’aia…”1986

    Manlio Cortelazzo: Avviamento critico allo studio della dialettologia Pisa 1969

    Mililli Gaetano: Poesie e proverbi nella parlata galloitalica di Aidone, Bonfirraro, 2004

    Papanti Giovanni: I parlari italiani in Certaldo alla festa del V centenario di Messer Bocacci - Livorno 1875

    Pellegrini G. B.: Tra lingua e dialetto in Italia, in “Studi mediolatini e volgari”, 1960

    Petracco Sicardi G.: Gli elementi fonetici e morfologici “settentrionali” nelle parlate gallo-italiche del Mezzogiorno, in BCSFLS, X

    Petracco Sicardi G.: Influenze genovesi sulle colonie gallo-italiche della Sicilia, in BCSFLS, IX

    Piazza Filippo: Le colonie e i dialetti lombardo-siculi - Saggio di Studi Neolatini. Catania 1921

    Piccito Giorgio: Appunti di fonetica generale e trascrizione- Catania 1955

    Piccito Giorgio: Elementi di ortografia siciliana, 1947 Catania

    Piccito Giorgio: Il siciliano dialetto italiano, in “Orbis”- 1959

    Piccito Giorgio: La classificazione delle parlate siciliane a la metafonesi in Sicilia, in archivio Storico per la Sicilia Orientali, 1950

    Piccito Giorgio: Per un moderno vocabolario siciliano, Catania 1950

    Piccito Giorgio: Testi Aidonesi inediti o ignorati, Estratto da L’Itala Dialettale, vol. XXV 1962

    Raccuglia Sandra: Vocabolario del dialetto galoitalico di Aidone – Atlante Linguistico della Sicilia – Centro studi filologici e linguistici siciliani – Dipartimento di Scienze filologiche e linguistiche- Facoltà di Lettere e Filosofia - Palermo 2003

    Roccella Remigio: Poesie e prose della lingua parlata piazzese, Caltagirone 1877

    Roccella Remigio: Poesie in lingua vernacola di Piazza Armerina”

    Roccella Remigio: Vocabolario della lingua parlata in Piazza Armerina, 1875

    Rohlfs Gherard: Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti – Fonetica, Torino 1966

    Scibona Carmelo: I mi fissarì - U Cardubu e tutti gli altri componimenti editi ed inediti ,a cura di Salvatore Trovato – Il Lunario 1997

    Scibona Carmelo: U Cardubu, Milano 1955

    Tropea Giovanni: Effetti di simbiosi linguistica nelle parlate galloitaliche di Aidone, Nicosia e Novara di Sicilia- in Bollettino dell’ Atlante Linguistico Italiano, 1966

    Tropea Giovanni: La letterarizzazione dei dialetti galloitalici di Sicilia – in BCSFLS, XI

    Tropea Giovanni: Parlata locale, siciliano, e lingua nazionale nelle colonie gallo-italiche della Sicilia- in Abruzzo – rivista dell’stituto di studi Abruzzesi VIII 1970

    Tropea Giovanni: Testi Aidonesi inediti, in Memorie dell’Istituto Lombardo – Accademia di Scienze e Lettere vol. XXXIII fasc. 5 Milano 1973

    Trovato Angelo: Vincenzo Cordova – Un Poeta Aidonese, Papiro ed.1997

    Trovato Salvatore C , a cura di , Progetto Galloitalici “Saggi e Materiali” 1989, Dipartimento di Scienze linguistiche filologiche letterarie medievali e moderne. Università di Catania

    Trovato Salvatore C.: “Considerazione sul lessico dei dialetti galloitalici della Sicilia” , in Etimologia e lessico dialettale. Atti del XII Convegno Per gli studi Dialettali Italiani - Macerata 1979

    Trovato Salvatore C.: Proposte per un’ortografia dei dialetti galloitalici della Sicilia, Atti Convegno di studi su “Dialetti galloitalici dal Nord al Sud. Relòatà e prospettive” Piazza Armerina 1994

    Trovato Salvatore C.: Storia linguistica e linguistica storica della Sicilia

    Trovato Salvatore C. e Alfio Lanaia: Vocabolario-Atlante della cultura alimentare nella "Scilia lombarda" . Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani. Dipartimento di Scienze Filologiche e Linguistiche. Palermo 2011

    Trovato Salvatore C. : Dialetto e letteratura nella Sicilia Lombarda. Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani. Dipartimento di Scienze Filologiche e Linguistiche. Palermo 2021

    Trovato Salvatore C.: Parole galloitaliche in Sicilia. Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani. Supplementi al Bolllettino. Palermo 2018

    Vasi Luigi: Osservazioni critiche alla Monografia critica delle colonie lombardo-sicule di Lionardo Vigo. Palermo 1884

    Vasi Luigi: Studi Storici e filologici – Palermo 1889

    Vigo Lionardo: Monografia critica delle colonie lombardo-sicule. In Opere vol. III Acireale 1882

    Vigo Lionardo: Raccolta amplissima di canti popolari siciliani. Catania 1870