Cosa c'è da vedere? Tre itinerari per una visita completa del centro storico

Se il soggiorno in Aidone si prolunga di qualche giorno, oltre a visitare la zona archeologica di Morgantina e il suo Museo, è senz’altro consigliabile una visita al centro storico e alle sue chiese.

Aidone infatti conta un numero di chiese impressionante, se rapportato alla popolazione che non ha mai superato i diecimila abitanti. Per una visita sistematica sono consigliabili i seguenti itinerari da percorrere a piedi, tutti prendono le mosse dalla piazza Umberto o piazza del Municipio: il primo percorre la via Roma fino al Castellaccio e poi la Via Erbitea;  il secondo dalla discesa di via Domenico Minolfi, il terzo dal  corso Vittorio Emanuele e la Villa Comunale.

Lungo i vari percorsi si aprono piazze e terrazzi e balconate che si affacciano su meravigliosi paesaggi su cui fare riposare la vista e l'anima. L' Etna maestosa fa da sfondo alla piana di Catania e alla catena dei monti Erei che qui hanno la loro propaggine orientale, al lago Ogliastro, ai fertili campi dell'ampio territorio aidonese e alla città greca di Morgantina. Quando la passeggiata si prolunga fino al Castellaccio la vista si allara a 360 gradi. 

1° itinerario: via Roma e via Erbitea

Piazza Umberto, il centro nevralgico del tessuto urbano medievale, è il punto di partenza da cui potrebbero dipanarsi tutti gli itinerari. Sulla piazza si affacciano il Municipio, una rigorosa costruzione settecentesca in stile neoclassico, e la Chiesa di S. Leone. Questa, seconda una tradizione accolta dagli storici locali, fu eretta nel 1090 e dedicata a papa Leone II, nell’anno della sua proclamazione a santo; Leone II, pontefice dal 681 al 683, certamente siciliano, sembra sia stato nativo di Aidone e qui, nel convento benedittino della Cittadella avrebbe compiuto i suoi primi studi per trasferirsi poi a Roma. Vuole la leggenda che fosse figlio di una lavandaia, e che quando fu proclamato papa abbia inviato degli emissari in Aidone per prelevare la madre. Sembra che gli aidonesi non si siano curati della madre e l'abbiano mandata a Roma così com'era, vestita di stracci. A quella vista, si dice che il Papa abbia maledetto i suoi compaesani con l'anatema "Scintini eritis in saeculum saeculorum" e a quella maledizioni gli aidonesi fanno risalire la nebbia che li opprime per buona parte dell'autunno e dell'inverno e la sfortuna che li perseguita. In effetti sembra più probabile che la chiesa sia di epoca quattrocentesca e che san Leone per alcuni secoli sia stato il santo Patrono di Aidone scalzato, nel XVII sec. da San Lorenzo, per volontà dei Gioieni-Colonna. L’antico tempio fu distrutto  dal terremoto del 1693, la ricostruzione nel Settecento, come ci dice un'epigrafe, risente del  gusto barocco, che caratterizzò in Sicilia gli edifici del dopo terremoto.
                                    Si percorra la Via Roma, a sinistra rispetto alla facciata di San Leone, la via è caratterizzata, nel suo primo tratto, dai bei portali delle case dei signorotti locali. Essa, allargandosi nella piazza Dante, culmina scenograficamente nella magnifica ed imponente facciata di San Domenico, dalla singolare decorazione in bugnato a punta di diamante. La chiesa fu costruita a partire dal 1419. ll motivo a punta di diamante, tipico dello stile ‘plateresco’, si diffuse dalla Catalogna in Sicilia e nell’Italia meridionale. La chiesa subì molti danni a causa del  terremoto del 1693, la data del 1741 impressa sul portale si riferisce certamente ai lavori di consolidamento di cui fanno parte il portale barocco e i cantonali.
La Chiesa Madre o di S. Lorenzo sorge in fondo alla via Roma. La chiesa, nei pressi del Castello, è probabilmente la più antica di Aidone,  ma la forma attuale risale alla ricostruzione settecentesca successiva al terremoto del 1693. La chiesa dall'epoca medievale ha subito molti cambiamenti, dagli ampliamenti del Quattrocento e Cinquecento all'assetto quasi definitivo della ricostruzione post terremoto. La facciata fu ricostruita utilizzando il materiale antico e recuperando il bel portale gotico. La chiesa di san Lorenzo ospita il Museo parrocchiale di arte sacra

Il Castellaccio - Proseguendo, dove la via Roma si restringe nella via Castello, si giunge davanti ai ruderi del Castello medievale, costruito in cima ad un colle inespugnabile. Le rovine sono poco leggibili ma la vista gode di un panorama impareggiabile. Secondo la tradizione il castello era una fortificazione araba, secondo gli studiosi risale invece all’epoca normanna. Restano solo dei ruderi e la pianta di quello che doveva essere il cortile, intorno sono visibili resti delle antiche mura. Una indagine archeologica probabilmente ci direbbe che il nucleo fortificato sia molto più antico perfino dell'epoca araba. La sua posizione è notevolmente strategica, la vista si allarga ad ovest da Enna ai tanti  paesi arroccati sui monti Erei e quelli ad est abbarbicati alle falde dell'Etna. Domina tutta la piana di Catania, a volte si intravede perfino la linea della marina da Catania verso Siracusa, con la vista di decine e decine di paesi che in direzione sud arrivano fino a Caltagirone. Di notte le tante luci si confondono con quelle delle stelle. Ci si sente veramente piccoli ma nel contempo lo spirito gode dell'immensità!  

La via Erbitea. Dalla via Roma  ridiscendiamo in piazza Umberto e da qui, a destra della facciata di San Leone, imbocchiamo direttamente la via Erbitea. Questa strada come un lungo serpentone, si snoda in modo molto ripido attraversando  tutto il quartiere di S. Giacomo e più giù fino alle due chiesette appaiate, la Madonna delle Grazie e Sant’Antonio, per  proseguire, quasi direttamente, fino alle rovine di Herbita (le rovine per secoli furono ritenute appartenenti a Herbita e  solo negli anni cinquanta sono state identificate come Morgantina). Il quartiere di San Giacomo, abbarbicato al monte e ai piedi del Castello, è certamente il più antico: attraversato da un dedalo di viuzze era caratterizzato dalle case basse dei contadini nonché dalla presenza di numerose chiese inserite nel fitto tessuto urbano. Si conservano la Chiesa degli Angeli Custodi, la Chiesa di Maria SS. Delle Grazie e quella di Sant'Antonio; di tante altre, come quella di San Giacomo, che aveva dato il nome al quartiere, si sono perse le tracce, mentre a mezza costa, in fondo alla via Arconide, c'è il rudere della chiesa dell'Annunziata, di cui rimane in piedi solo la facciata e nel cui oratorio è custodito il coinquecentesco Crocifisso dalle braccia mobili protagonista della suggestiva "Scisa a Cruci", con seguito di processione, la sera del venerdì santo. 

 La chiesa secentesca della Madonna delle Grazie deve la sua nascita al leggendario ritrovamento nel 1618 della sacra immagine della Madonna che allatta il Bambino. L'originale, dipinta su lastra di pietra, è attualmente conservata nel Museo parrocchiale della Chiesa Madre; ci sono buone ragioni perchè il quadro sia attribuito al pittore Pietro Novelli, il Monrealese, il quale fece diverse decine di quadri simili,  sparsi nelle chiese di tutta la Sicilia (una pressochè identica si trova nella chiesa della Madonna delle Grazie di Castellamare del Golfo).

A pochi metri c'è la chiesa di Sant’Antonio Abate che, posta all’ingresso orientale del paese, costituisce uno dei suoi monumenti più suggestivi e ricchi di storia.  È  probabile che in origine fosse a croce greca, come testimoniano i contrafforti delle pareti laterali; dell’edificio medievale  conserva il bel portale occidentale in stile normanno, e un portaletto, in conci di pietra bianca e arco a sesto acuto, posto a sud-est. Quest'ultimo ha fatto pensare ad un'origine islamica della chiesa che pertanto sarebbe una moschea convertita in chiesa cristiana. Settecentesca è l'attuale costruzione e la torre campanaria con la cuspide ricoperta di cocci di ceramica variopinta.  Gli  ultimi restauri hanno portato alla luce un affresco, datato 1581, che illustra, con un tecnica quasi fumettistica, le tentazioni di Sant’Antonio Abbate.

2° itinerario: Piazza Cordova, Santa Maria La Cava e Sant'Anna

Ritornati in Piazza Umberto si prenda questa volta per la breve e ripida discesa a destra  del Municipio, la via Domenico Minolfi. La strada sfocia in Piazza Cordova, “U cchjan”, ‘Il piano’, sede privilegiata  delle infinite passeggiate e delle chiacchiere di pensionati e disoccupati. Gli aidonesi chiamano le due piazze principali semplicememte a chiazza e u cchjan'  in dialetto galloitalico a cciazza e u cciangh' (a cciazza, la piazza per antonomasia è la piazza Umberto, u cciangh' il piano è il centro della città più moderna che si estende nella zona più pianeggiante)
Sulla piazza si affaccia maestosa la Torre Adelasia. La torre, oggi   campanile   dell’annessa chiesa di S. Maria La Cava, era in origine forse una delle  torri di difesa o, secondo una nuova ipotesi una sorta, di arengario o una loggia merrcantile come quelli che troviamo in tutti le citta medievali piccole e grandi del Nord Italia. Dell’impianto originario, di epoca normanna, conserva il piano inferiore dall’alto portale ogivale e, all’interno, la magnifica volta a crociera. Nei secoli ha subito molti rimaneggiamenti e sovrapposizioni ben testimoniati dai diversi stili: catalano il primo piano, tardo barocco il secondo piano con la torre dell'orologio.
La chiesa di S. Maria La Cava  ha origini antichissime. Con il nome di S. Maria Lo Plano, secondo una tradizione accolta dagli storici locali, fu fondata nel XII sec. da Adelasia, nipote del conte Ruggero d’Altavilla.  Dell’impianto medievale conserva solo l’abside e la torre di cui abbiamo parlato. Allo stesso modo anche la chiesa ha subito numerosi restauri e rimaneggiamenti, L’attuale facciata incompleta è frutto di un ambizioso progetto tardo secentesco per una chiesa a tre navate. Il portone in bronzo della facciata  rappresenta episodi della vita di S. Filippo Apostolo, il Nero, cosiddetto per le singolari sembianze nere, che lo accomunano a molti simulacri di Madonne e santi. La statua è di epoca e stile incerto. Il simulacro del santo miracoloso, custodito in una cappella riccamente decorata di stucchi, è oggetto di grande venerazione e il 1° maggio convengono in Aidone, per celebrarlo,  decine di migliaia di pellegrini provenienti da tutti i comuni della provincia e oltre.
 

Biblioteca Comunale, Chiesa  e convento del Carmelo 

Dalla piazza ci si avvii per la via Abate  Scovazzo e,  subito dopo gli edifici nuovi del Municipio, sulla destra si incontra il convento dei Carmelitani, sede della  Biblioteca Comunale. Vale la pena fare una visita e chiedere alla Bibliotecaria di poter visionare il fondo antico, ricco incunaboli, cinquecentine, manoscritti e molte pubblicazione del ‘600 e del 700; vi si conserva anche una preziosa divisa militare, appartenuta al Conte di Cavour e da lui donata al suo amico e prezioso collaboratore Filippo Cordova, ed altri cimeli civili e militari.
 

Chiesa di Sant’Anna e Crocifisso di Frà Umile da Petralia  - Svoltando a destra si raggiunge la via Fratelli Palermo, meta preferita dello struscio dei più giovani. La  si percorra tutta fino alla piazza Vittorio Veneto e da lì si imbocchi la stretta via Sant’Anna, che si apre sul largo omonimo. La  chiesa  di Sant’Anna costruita nel XVII sec., ad una sola navata, presenta uno stile architettonico semplice e disadorno che contrasta con la ricchezza barocca dell’altare centrale. Il più  prezioso monumento conservato in questa chiesa è il Crocefisso in legno di Frà Umile Pintorno da Petralia del 1635. Sul volto lo scultore riuscì mirabilmente ad imprimere i segni non solo dell’agonia e dello spasimo ma anche della serenità e quasi della gioia, una perfezione che ha fatto nascere una romantica leggenda.

3° itinerario: la "Villa" - Il Museo Archeologico

Dalla stretta via Sant'Anna e piazza Vittorio Veneto si raggiunge la Villa comunale. Questo giardino pubblico, costituito da una serie di viali riccamente e variamente alberati, è molto apprezzato per la magnifica vista che vi si gode e per la bellezza dei viali. Superati i viali alti, caratterizzati dall’originario boschetto di olmi e querce, si giunge alla porta superiore che dà sul largo “Torres Truppia”, dove si affaccia l’edificio della scuola Elementare  e  il Convento e la Chiesa dei Cappuccini, sede del Museo Archeologico. Il complesso risale ai primi decenni de 1600, la sua architettura è caratterizzata da linee sobrie e chiuse, quasi severe. La chiesa, adibita ad auditorium, era dedicata a San Francesco d’Assisi; è a navata unica, con due cappelle  sul lato sud, e conserva pregevoli arredi e dipinti secenteschi. Interessante anche il chiostro, porticato su un solo lato, dal quale si accede al Museo, che ha trovato ospitalità nei locali del convento.