Morgantina e le archeopasseggiate

Hal Sharp visita guidata Macellum Morgantina

ARCHEOPASSEGGIATA D'AUTUNNO CON L'ARCHEOLOGO HAL SHARP: ALLA SCOPERTA DEL MACELLUM ROMANO

Oggi, 11 ottobre 2023, ha avuto luogo la seconda interessantissima archeopasseggiata nell’agorà di Morgantina, per visitare il Macellum, con la guida di uno dei suoi più attenti studiosi. Un grazie sincero ad Hal Sharp, al Parco, al Comune di Aidone e all’Archeoclub che l’hanno reso possibile. Sotto un sole di un ottobre insolitamente caldissimo si è svolta la visita, seguita con grande interesse, da un numeroso gruppo di aficionados, non solo aidonesi.

Da anni Hal Sharp, archeologo della missione americana, studia i resti del Macellum romano di Morgantina, uno dei più antichi e meglio conservati che si conosca. L’edificio sorge quasi al centro dell’agorà ellenistica, costruito certamente quando gli altri edifici dell’agorà erano stati abbandonati o riutilizzati con destinazione diversa o semplicemente spogliati dei materiali più preziosi e convenienti al riuso.

L’edificio ingloba un precedente altare con temenos di epoca ellenistica. I mercenari ispani, che ricevettero Morgantina dai romani come compenso per il servizio prestato nella guerra contro Siracusa, hanno usato particolare rispetto per la divinità qui venerata, mantenendo l’integrità del temenos. Non si non si hanno certezze sulla divinità qui venerata, Sharp propende per una dedicatio all’eroe fondatore della città, anche se qualcun altro ha ipotizzato che potrebbe essere dedicato ad Ermes. Le conclusioni sarebbero: gli hispani conservano l’altare per celebrare la nuova fondazione, oppure è dedicato ad Ermes il dio dei commerci? E chi meglio di lui? L’unica certezza è che pur essendo inglobato nel macellum ha mantenuto un ingresso indipendente ad ovest e che la sua posizione ha determinato l’orientamento del Macellum, non in asse con gli edifici monumentali dell’agorà; la stessa tholos non è centrata nel cortile ma spostata in direzione dell’altare medesimo.

L’ingresso del macellum, adiacente al temenos presenta un sofisticato sistema di chiusura, con una doppia porta, di cui una scorrevole che poteva aprirsi per lasciare passare anche animali e piccoli carri. Una volta entrati si accedeva direttamente al cortile centrale delimitato da un peristilio su cui si aprivano le botteghe, altri ambienti per l’amministrazione e una stalla. Tra le “rivelazioni” del prof Sharp rispetto alla lezione che ci aveva fatto nello stesso luogo cinque/sei anni fa c’è la forma della tholos centrale, finora immaginata come una specie di grande bancone su cui si esponevano le merci. Secondo Sharp invece era un edificio cilindrico con tetto conico, con un muro chiuso e compatto e ingresso sul lato sud, lontano dalla vista di chi entrava nel mercato; si hanno sufficienti elementi, soprattutto relativi al sistema di rifornimento e scarico delle acque, che confermano che quella sarebbe la sede vera e propria del macello anche di capi di media stazza -vitelli, capre, pecore- che potevano essere macellati sia per la vendita che per i sacrifici alla divinità venerata nel temenos; di fronte al suo ingresso sul lato sud est c’è un ambiente che per la presenza di una latrina, di tubazioni in ingresso ed uscita e di una particolare struttura della porta, farebbe pensare alla stalla in cui stazionavano gli animali destinati alla macellazione. In questo ambiente preesistono resti di un anteriore sacello simile agli altri che erano presenti nell’agorà. Questo ebbe minore fortuna e fu distrutto e ricoperto dalla pavimentazione della stalla e dal muro perimetrale.

Sullo stesso lato all’estremo limite occidentale c’è un altro grande ambiente meritevole di attenzione. In effetti si tratta di due stanze comunicanti tra di loro che fanno pensare ad una sorta di zona di uffici, forse la sede del magistrato che sovrintendeva all’amministrazione del mercato medesimo e all’archivio. La presenza di questi locali ma anche di una sorta di ceppo di pietra in cui si individuano facilmente le sedi di contenitori per determinare i pesi degli aridi, fanno pensare ad un sofisticato sistema di amministrazione delle botteghe e dei materiali commerciati.

Scopo simile doveva avere la stanza posta subito alla sinistra di chi entrava nel porticato; all’angolo di nordest, dietro un piattaforma, è stata trovata una notevole quantità di monete di piccolo conio, era probabilmente questa la sede del funzionario di vigilanza del mercato e magari di un cambiavalute

Durante gli scavi degli anni cinquanta furono rinvenuti un numero notevole di monete, non solo hispaniche, e reperti riconducibili non al commercio di sole derrate alimentari ma anche di oggettistica varia e di monili. Quindi possiamo dire che si tratta veramente di una piccolo centro commerciale ante litteram.

Il complesso sistema idrico sfrutta l’acqua che, attraverso tubi, per caduta, proveniva dalla fontana monumentale, in vari ambienti sono ben visibili anche grosse tubazioni fittili per lo scarico.

Il macello fu costruito tra il 175 e il 150 a.C., appena trentanni dopo il primo di Roma di cui si ha conoscenza. É un mercato coperto, diverso dai precedenti luoghi, le agorà per i greci e i fori per i romani, che erano destinati, contemporaneamente, alle attività commerciali, ma anche politiche e giudiziali. Come dimostrerebbe questo di Morgantina questi luoghi erano ben regolamentati e non lasciati aperti quando cessava l’attività commerciale. Il cortile interno è aperto mentre il peristilio è coperto con un tetto ad impluvium; le pareti a favore di sole, a sud-est sono ben chiuse per evitare l’eccessivo riscaldamento; la porta di ingresso insieme a quella del temenos si aprivano su una strada che attraversava l’agorà da nord a sud.

Questo edificio insieme alle botteghe e alle fornaci coeve, che prendono il posto degli edifici pubblici dell’agorà ellenistica, ci testimoniano una certa vitalità della città in epoca romana, nei suoi due secoli di vita, anche se ridotta intorno all’agorà dopo avere lasciato nell’abbandono buona parte i quartieri ovest. Non dimentichiamo che la città subì due fasi di distruzioni e saccheggi, la prima a seguito della conquista romana nel 211 a.C. e l’altra ad opera di Augusto quando Morgantina scelse di appoggiare Sesto Pompeo, infatti dopo il 35 a.C la città pian piano perde importanza fino ad essere abbandonata. Non seppe scegliersi gli amici schierandosi ancora una volta con i perdenti!

ARCHEOPASSEGGIATA D'AUTUNNO CON SANDRA LUCORE NEI NUOVI E VECCHI SCAVI DI CONTRADA AGNESE: GLI EDIFICI TERMALI. 

Tra i momenti più emozionanti vissuti negli ultimi tempi va annoverato sicuramente l’incontro con l’archeologa Sandra Lucore, che ancora una volta si è dimostrata disponibile a rendere partecipi i cittadini aidonesi e gli appassionati di archeologia delle ultime scoperte, sue e dei suoi colleghi, nella campagna di scavi che da anni conducono in contrada Agnese, intorno al primo edificio termale scoperto negli anni settanta del secolo scorso.

É coinvolgente ed emozionante l’entusiasmo con cui la dottoressa Lucore ci racconta il sito, come ci tiene a farci sapere che il quartiere delle Terme non fosse isolato dal resto della città ma era parte integrante del suo tessuto urbano, percorso dalle due grandi strade interne, le plateiai A e B; quest’ultima iniziava nel cosiddetto quartiere occidentale, (nella cui parte alta ci sono alcune tra le case più importanti come quella della Cisterna ad arco, o quella del Palmento) e arrivava alla porta Ovest; la Plateia B divide anche i due edifici termali della contrada Agnese posti quasi l’uno di fronte all’altro.

Nel terzo secolo la città ellenistica si estendeva senza soluzione di continuità dall’agorà alla porta ovest ed era una città grande, molto sviluppata e ricca di attività commerciali e artigianali, come ci dimostrano appunto gli scavi di Contrada Agnese.

Qui tra il 1970 e il 1971 fu rinvenuto quello che si rivelò un edificio termale, gli scavi di quell’area furono ripresi solo a partire dal 2003 dalla professoressa Lucore che da allora vi continua a condurre annualmente le sue indagini archeologiche. Dopo ad avere completato lo scavo dell’edificio termale, rivelando l’originale tecnica costruttiva delle volte e della cupola realizzate con tubuli fittili, ed avere studiato l’avanzato sistema di riscaldamento delle acque, ha trovato quasi attaccato alla parete nord dell’edificio un piccolo santuario che, con una buona documentazione, ha dimostrato essere dedicato a Venere, come aveva lasciato sperare l’elegante coppa nera con l’incisione di dedica ad Aphrodite.

Gli scavi della Lukore e dei suoi collaboratori in questi dieci anni hanno messo in luce un vero e proprio quartiere attraversato dalla plateia B: a nord-ovest le terme, il santuario e una casa, quella cosiddetta dei Due Mulini, al di là della strada un altro edificio termale (Terme Sud), quasi gemello del primo e un altro edificio civile di notevole estensione, 20/22 stanze, la casa detta dei due scheletri, dal ritrovamento al suo interno appunto di due scheletri. La struttura delle case è molto diversa rispetto alle eleganti “ville” della collina est ed ovest, caratterizzate da ampi cortili ad impluvium attorno a cui si dispongono le stanze. Queste piuttosto, anche per le stanze che si aprono direttamente sulla plateia, sembra che fossero destinati ad usi commerciali e artigianali.

La zona conobbe il massimo sviluppo dagli inizi del III sec. a.C. fino alla conquista dei romani avvenuta nel 211; la città fu “regalata” ai mercenari ispanici, che la spogliano degli arredi e di tutti i materiali che potevano essere riusati e l’abbandonarono, ritirandosi nella zona dell’agorà.

Per quanto riguarda le terme, queste di Morgantina sono molto simili a quelle siracusane, sono esclusivamente greche e “contengono tutti gli elementi delle terme romane prima dei romani”. Quanto all’ipotesi della progettazione da parte di Archimede, presente a Siracusa in quell’epoca, si deve pensare piuttosto che vennero costruite in un momento in cui la scienza e la tecnologia facevano grandi passi avanti in tutto il Mediterraneo ellenistico e in Sicilia orientale in modo particolare, diciamo che si viveva un periodo d’oro, a tal proposito molte sono le suggestioni che ci vengono dalla Macedonia, da Alessandria e dalla Campania.

Interessante la necropoli posta a poca distanza oltre le mura ovest, delle quindici tombe scoperte due hanno il soffitto a volta che ricorda le terme, sono uniche nel loro genere in Sicilia, almeno finora. La professoressa ci dice che qualcuno ha fatto uno studio su questo tipo di tombe, che sono documentate in Macedonia e nell’Italia meridionale, affermando che non ce ne sono in Sicilia, questa affermazione è stata smentita con la  scoperta a Morgantina. La Lucore ci racconta che, studiando i reperti conservati nelle cassette risalenti agli scavi effettuati negli anni 50, ha trovato tra i materiali appartenenti alla tomba n.5, una delle due con soffitto a volta, un frammento di intonaco colorato che fa pensare che queste tombe fossero pure affrescate. Questa sarebbe un unicum dal momento che in nessun’altra tomba a Morgantina sono state trovate evidenze di decorazione dipinta.

Oltre ai soffitti voltati, scavati o costruiti, sono stati trovati a Morgantina vari esemplari di arco, non dimentichiamo la Casa della Cisterna ad Arco, nell’abitato della collina Ovest e l’arco ritrovato nel bouleuterion. Anche all’interno delle terme nord c’è la presenza di un arco, soprastante l’apertura tra le due sale rettangolari voltate.

L’edificio termale risale alla prima metà del terzo secolo a.C., il più antico complesso di bagni pubblici greci in Sicilia è stato trovato a Gela e risale ai primi anni del terzo secolo. Qui la struttura è leggibile solo in parte poiché è sepolta sotto l’ospedale, i due edifici di Morgantina seguono la stessa tipologia ma sono ben leggibili in quanto sono emersi nella loro interezza. Hanno permesso agli studiosi di comprendere il loro funzionamento e soprattutto il complesso sistema di riscaldamento dell’acqua e la sua distribuzione nei vari ambienti; a Morgantina si è conservato l’ipocausto, la testudo e altri contenitori, nonché i resti di una trabeazione dorica con fregio dipinto con cigni e ghirlande, materiali questi conservati nei magazzini in attesa di essere finalmente esposti e conosciuti.

Le coperture della due vasche con volta a botte e quella della sala circolare a cupola sono realizzate in un modo molto originale con tubi di terracotta incastrati tra di loro, poi cementati e decorati. Per costruire queste coperture doveva essere stato messo in opera una vero e proprio laboratorio sperimentale, lo testimoniano alcuni tubuli abbandonati e utilizzati in modo diverso dalla destinazione primaria. Da qualunque parte lo si guardi questo complesso di bagni pubblici sono una delle scoperte archeologiche più importanti degli ultimi decenni, hanno permesso di riscrivere la storia delle terme e dei bagni pubblici greci antesignani di quelli romani; anche per questo meritano di essere valorizzati, preservati e custoditi. È la raccomandazione e l’augurio che ci lascia la professoressa Lucore che qui ha speso vent’anni della sua via di ricercatrice. Noi per parte nostra ci augureremo di potere leggere in un suo testo divulgativo il frutto di tutti questi studi. Il problema di Morgantina, tra l’altro, è che i tanti scritti pubblicati finora sono destinati ad un pubblico di addetti ai lavori e quasi esclusivamente in inglese, e per questo hanno una circolazione limitatissima.

MORGANTINA: LA RICERCA CONTINA